La solitudine e la sensazione di essere incomprese sono due importanti fattori di rischio per le neo-mamme. Nella nostra società esiste oggi grande attenzione allo stato di gravidanza, ma non si può dire altrettanto per ciò che riguarda la fase immediatamente successiva la nascita di un figlio. Se esistono moltissime iniziative legate alla fase pre-parto non si può dire altrettanto per il post-parto dove spazi di ascolto e riconoscimento tra mamme scarseggiano.
Tutto in gravidanza avviene all’insegna di modificazioni vistose: il corpo della futura madre diventa spesso oggetto di venerazione e di attenzione, la donna si sente circondata da persone che si occupano e preoccupano per lei, spesso diventa il centro delle attenzioni di familiari ed amici. Una volta che la donna diventa madre questa situazione può modificarsi in maniera repentina: adesso il fulcro delle attenzioni diventa il/la bambin* e tutti i “Come stai?” vengono rivolti a lui/lei. La Maternità può rappresentare dunque un momento critico della vita di una donna, da intendersi nel senso etimologico del termine crisi (dal greco κρίσις [krisis] = decisione, scelta, mutamento): la donna attraversa infatti una fase ricca di potenzialità evolutive, ma nel contempo aperta a rischi che non vanno sottovalutati. Si dà per scontato che la madre debba farcela, possa vivere serenamente privata del sonno (per amore del figlio), debba essere al settimo cielo per il dono ricevuto, ami il/la figli* incondizionatamente (anche se non ha più il tempo per occuparsi di se stessa) ed i suoi bisogni scompaiano. Questa situazione può in molti casi provocare un de-centramento inconsapevole della donna rispetto a se stessa. A complicare le cose il fatto che i cambiamenti che avvengono in questo periodo, a differenza di quelli avvenuti in gravidanza, non sono visibili all’esterno e spesso inizialmente poco percettibili anche dall’interno.
Altro cambiamento significativo fa riferimento alla Identità Corporea della donna, strettamente connessa al concetto di femminilità che viene spesso messo in discussione dai cambiamenti che avvengono all’interno del rapporto di coppia che si trova adesso a dover stabilire un nuovo equilibrio dettato dal cambiamento nel Sistema-Famiglia.
In questo periodo della vita i ruoli acquisiti in precedenza dalla neo-mamma (partner, amica, moglie, lavoratrice...) vengono condizionati dall’essere madre. La donna può talvolta essere costretta a lasciare il lavoro o a rientrarvi troppo rapidamente, può temere di perdere la sua libertà, o trovare nel figlio la sua unica ragione di vita. A volte la neo-mamma può non avere nessun supporto pratico da parte di terzi (nonni del bambino ad esempio), a volte invece ne ha fin troppo e la percezione che altre persone vogliano insegnarle cosa sia meglio per lei e per suo figli* può generare il lei un senso di inefficacia.
“Come sono stanca!”. “Non ce la faccio più”..ma come posso pensare questo, sono un’ingrata!”. “Cosa si aspettano gli altri da me?”. “Le altre mamme mi sembrano tutte così felici, perchè io mi sento così?”. Queste ed altre le considerazioni e le domande che molte neo-mamme si pongono, in ottica giudicante, su se stesse.
Condividere la propria esperienza può essere molto utile per rendere esplicito ciò che è implicito, per uscire dal personale senso di isolamento e di estraneità e comprendere che la maternità oltre ad essere un evento gioioso, come ogni fase della vita, è anche un momento di profonda ridefinizione del Sé che, in quanto tale, comporta delle criticità, che sono assolutamente naturali.
Dott.ssa Erica Giusti
Psicologa Psicoterapeuta a Bologna (BO)
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Dott.ssa Erica Giusti
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Iscrizione Albo Psicologi Emilia Romagna, n° 6391 dal 18/03/2010
Diploma di Specializzazione in “Psicoterapia Biosistemica”, Laurea Specialistica in "Psicologia delle Organizzazioni e dei Servizi", Laurea Triennale in "Scienze e Tecniche di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni
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